Per l’ONU la cannabis non è più un rischio: le Nazioni Uniti declassificano la cannabis e la eliminano dall’elenco dei narcotici.
Nuovi Paesi si preparano alla legalizzazione della marijuana. Tale scelta pur condivisibile sul piano terapeutico pone numerosi interrogativi per chi in forza di questa nuova lettura di classificazione pone fondamento la sua azione di liberalizzazione per motivi edonistici e ricreativi. Questa scelta che pone fondamento da situazione ideologiche di scelta di libertà, di combattere la mafia o l’illegalità, di per sé ha un elemento comune deresponsabilizzare il pensiero critico, omologare in un pensiero unico e togliere svuotare di speranza le nuove generazioni. È ormai risaputo che stiamo vivendo la più grande rivoluzione che la storia dell’umanità abbia vissuto, siamo all’interno di una dittatura che se pur non ci obbliga o ci limita noi tutti ci adeguiamo con il nostro modo di pensare di comportarci di entrare dentro ad una dipendenza che ci trasforma le nostre relazioni e rapporti. È un processo che nessuno di noi è in grado di prevedere quali siano nel prossimo futuro la ricaduta. Per questa premessa la decisone dell’ONU riveste una rilevanza che ognuno di noi dovrebbe riflettere sulla ricaduta che avrà o che ha sulle nuove generazioni.
In base alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità, la Commissione delle Nazioni Unite sui narcotici ha deciso di riclassificare la cannabis, I 53 Stati membri della Commissione hanno votato per la rimozione della canapa dall’elenco delle droghe sottoposte a rigidi protocolli di controllo. La Cannabis, per le Nazione Unite non è una droga, La decisione (passata per un solo voto): «Riconoscerne le proprietà curative» Per l’Onu la cannabis non è più un rischio. Mercoledì, 2 dicembre, la Commissione per gli stupefacenti delle Nazioni Unite ha votato la rimozione della marijuana a scopo medico dalla lista delle droghe più pericolose del mondo. Una decisione che avrà una ricaduta sul nostro sistema sociale in particolare verso il mondo giovanile. Se formalmente assunta per allargare la ricerca sull’uso terapeutico della sostanza, potrebbe avere un impatto decisivo sulla depenalizzazione di cannabis e spinelli. La Commission on Narcotic Drugs, che ha sede a Vienna e comprende 53 Stati, nella sua riunione annuale ha infatti preso in considerazione soltanto una ‘raccomandazione’ del 2019 dell’Oms, che chiedeva di togliere la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione del 1961, dove era elencata insieme a sostanze come eroina e cocaina. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che la cannabis resti nell’Elenco I, quello di livello immediatamente successivo al IV, per «l’alta quantità di problemi di salute pubblica» che provoca. Vari studi dimostrano danni comprovati al cervello, soprattutto per i giovani. La concentrazione del principio attivo degli spinelli che oggi si trova “ nella piazza “ è più che triplicato negli ultimi decenni anche per modificazione genetiche e ciò per creare maggiore dipendenza. Tuttavia è indubbio che il riconoscimento dell’Onu costituisce una vittoria simbolica per i sostenitori del cambiamento delle politiche proibizioniste sulle droghe cosiddette ‘leggere’.
La decisione della Commissione è passata per un solo voto (27 a 25, con un astenuto), perché gran parte dei Paesi asiatici e africani si sono opposti. A favore invece quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea (Italia compresa, ma esclusa l’Ungheria) e delle Americhe. Il tetraidrocannabinolo (THC) principio attivo della pianta dovrebbe avere proprietà utili nella cura di Morbo di Parkinson, sclerosi, epilessia, dolore cronico del tumore.
Esultano i movimenti e i partiti anti-proibizionista nella prospettiva non farmacologica della cannabis quando ci metterà per riconoscere la necessità di legalizzare a fini ludici di cannabis e cocaina».
Gli effetti della cannabis sul cervello degli adolescenti. Ma sono ancora poco noti i meccanismi molecolari attraverso cui ciò avviene
Il tetraidrocannabinolo (THC) è il principale costituente psicoattivo della cannabis, quello responsabile degli effetti sul cervello e, in particolare, sulle aree della memoria, del pensiero, della concentrazione, del movimento, della coordinazione, della percezione sensoriale e temporale, nonché del piacere e delle emozione, della gioia e della sofferenza.
Come agisce il THC nel nostro cervello?
Agisce in modo molto simile ai cannabinoidi prodotti naturalmente dal nostro corpo. Il nostro organismo, infatti, ha una sorta di cannabis endogena rappresentata dagli endocannabinoidi: si tratta di neurotrasmettitori di natura lipidica che si legano a recettori presenti in alcune aree del cervello (quelle associate alla cognizione, memoria, appetito, piacere, alla coordinazione e percezione del tempo) e, così facendo, provocano tutta una serie di effetti.
Il THC si lega agli stessi recettori degli endocannabinoidi e, attivandoli, influenza le stesse zone del sistema nervoso. La mia riflessione si focalizza sull’adolescenza perché è la fase in cui il nostro cervello è in continua crescita a svilupparsi e costruire connessioni, periodo in cui si vivono le esperienze affettive e della sessualità, in cui il confronto con i pari riveste una dimensione di esperienza unica per la formazione dell’uomo. È importante capire gli effetti, anche collaterali, del THC sul nostro corpo a distanza di anni per rispondere a chi considera la cannabis una sostanza per cui non crea alcun problema, secondo cui hashish e marijuana “non sono droga”, e non esistono di conseguenza problemi derivanti da essi.
EFFETTI DELLA CANNABIS I derivati della cannabis sono ricercati come droga ricreativa perché producono un’ alterazione dello psichismo, consistente in una modificazione dello stato di coscienza, con euforia, rilassamento, cambiamenti nelle percezioni quali distorsione del senso del tempo e intensificazione delle normali esperienze sensoriali, come mangiare, ascoltare musica, guardare film, fare sesso. Usato “socialmente” provoca riso contagioso e parlantina sciolta. Dall’assunzione di cannabici derivano effetti cognitivi marcati sulla memoria e sulle associazioni. Sono allentate le funzioni di controllo motorio e il tempo di reazione. E’ tipica una disinibizione psicologica che si associa ad una disinibizione comportamentale. Accanto alle reazioni “desiderate”, spesso se ne producono di “non desiderate”, specialmente nei “fumatori” poco esperti, come ansia, reazioni di paura fino al panico, terrore di “uscire pazzo”, sentimenti acuti di disforia e di depressione.
IL PROBLEMA CLINICO Secondo Hall e colI (1995), autori della più recente, equilibrata, aggiornata, e discussa (AA.VV. 1996) monografia sugli effetti dell’uso di cannabis, le conseguenze acute e croniche, fisiche e psichiche, possono essere riassunte come segue. Effetti acuti • Ansia, disforia, panico e paranoia, specialmente in “fumatori” non sperimentati o in soggetti che ricevono THC a fini terapeutici. Anche “fumatori” esperti possono subire fenomeni del genere dopo ingestione orale di preparati di cannabis. • Compromissione cognitiva, soprattutto a carico della memoria e dell’attenzione. La memoria a breve termine è compromessa e le associazioni mentali sono allentate. Questo distacco dalla realtà contingente è la base dello sviluppo di piacevoli vissuti fantastici mentre rende difficile sostenere una attività psichica finalizzata. Compromissione di funzioni psicomotorie, con aumento del rischio di incidenti se una persona intossicata guida un autoveicolo.
Mettere sullo stesso piano la farmaceutica della THC ottenuto dalla cannabis e la sua legalizzazione come sinonimo già precedentemente definito di libertà e di svago è una mera azione per rendere il futuro compromesso di molti giovani.